Aree interne e immigrazione. L’esempio di Isola Gran Sasso
Progetto “Conoscere, comunicare e cooperare” per l’integrazione culturale
di Micaela Vitaletti
Il Progetto C.C.C. 2023 «Conoscere, comunicare e cooperare» coordinato dalla prof.ssa Fiammetta Ricci, ordinaria di Filosofia Politica dell’Università di Teramo e l’Associazione Salam è un esempio virtuoso di come le aree interne del nostro Paese possano diventare luoghi di accoglienza e di integrazione.
La realizzazione del progetto, così come le persone coinvolte, risiedono in un piccolo e ridente comune alle pendici dell’Appennino abruzzese.
Isola del Gran Sasso appartiene, in base ai criteri adottati dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne, a quei territori che per la loro collocazione geografica soffrono del declino demografico e dalla lontananza dai poli di servizio essenziali e avanzati.
Eppure, arrivando a Isola del Gran Sasso, superata l’autostrada e addentrandosi in una strada statale immersa nel verde, si ha l’impressione di trovarsi in una piccola Babele.
L’eco di lingue diversissime tra di loro, il crocevia di persone arrivate da luoghi lontani sembrano smentire l’idea di declino e isolamento di questo comune.
Con il Progetto C.C.C. e altre iniziative, Isola del Gran Sasso ha saputo invertire un processo che sembrava inevitabile, creando un nuovo futuro per il territorio. Ospitando persone provenienti da Paesi diversissimi, Ucraina e Afghanistan, l’iniziativa dimostra come l’immigrazione possa essere una opportunità di cambiamento e integrazione anche per gli abitanti delle aree interne, una occasione di dialogo e condivisione che passa attraverso tre parole chiave:
– conoscenza come canale di superamento di pregiudizi, di possibilità di apprendere saperi e tradizioni diverse, di superamento di una errata rappresentazione di noi e degli altri;
– comunicazione sia come espressione linguistica, sia come attività di interazione con l’ambiente;
– cooperazione per confrontare speranze, paure, resilienze, bisogni, idee e potenzialità, sviluppare rispetto e inclusione, fiducia e aiuto reciproco nell’essere costruttori di rapporti umani responsabili e collaborativi.
Queste tre parole corrispondono a un itinerario ben preciso che si è sviluppato attraverso un articolato programma formativo che include l’acquisizione di competenze trasversali tutte volte a sostenere il processo di integrazione e accoglienza dei cittadini ucraini e afgani con la popolazione locale e a generare una nuova economica edificata su saperi diversi. Molti dei nuovi abitanti sono anche studenti e studentesse dell’Università di Teramo.
Le tre lettere che compongono l’acronimo del progetto presuppongono, pur senza menzionarla, una altra lettera C: C come cultura di cui Jean Monnet, parlando dell’Europa, disse «la crescita economica è necessaria, ma non sufficiente: solo la cultura fornisce solide basi, su cui è possibile costruire la casa comune».
Isola del Gran Sasso, i suoi abitanti tutti, nativi e nuovi arrivati, la prof.ssa Ricci, Simona Fernandez, presidente dell’associazione Salam, insieme all’Università di Teramo, l’Ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga e del Comune, oltre a tutti i collaboratori del progetto, sono un esempio di come l’integrazione, nel rispetto delle differenze, muovendo dalle aree interne, possa creare quella «casa comune», d’ispirazione per l’intero Paese.