Un centro per studiare le bufale. La zootecnia fiore all’occhiello della Piana del Sele
Una nuova attrattività della Piana del Sele attraverso l’innovazione nello storico comparto bufalino.
di Rosanna Terralavoro
Il territorio che è stato oggetto di studio nell’ambito del Master Arìnt di II livello Architettura e progetto per le aree interne e per i piccoli paesi è al centro del Masterplan per il Litorale di Salerno Sud, progetto avviato nel 2021 a seguito della gara bandita da Regione Campania e vinta da Stefano Boeri Architetti, Società Cooperativa MATE, StudioSilva e F Tourism & Marketing. Il progetto comprende 8 Comuni (Salerno, Pontecagnano-Faiano, Bellizzi, Battipaglia, Eboli, Capaccio-Paestum, Agropoli e Castellabate), in un territorio caratterizzato da un patrimonio paesaggistico variegato e di incommensurabile bellezza, con una forte impronta storica e naturalistica, grazie alla presenza di aree di notevole valore ambientale, qual è appunto la Piana del Sele (immagine 1).
Quest’ultima rappresenta uno dei distretti agricoli più importanti della regione, avendo coniugato al suo interno sia l’agricoltura produttiva (con il riconoscimento di marchi DOP e IGP e un comparto agroalimentare che crea 2,5 miliardi di fatturato, in crescita costante del 15% annuo e all’estero per il 30%, con 300 milioni di fatturato solo per la Quarta Gamma) che l’allevamento della Bufala (animale originario dell’Asia che, adattandosi bene a pianure paludose, ha trovato nella Piana del Sele un habitat ideale, dando vita ad una filiera che nel suo insieme vale qualcosa come 1,2 miliardi di euro con una crescita annua del 6%), generando per il primo una maggiore settorializzazione a nord del fiume Sele e per il secondo una prevalente localizzazione nella parte a sud dell’alveo fluviale. Si tratta di elementi che definiscono due paesaggi distinti: a nord il territorio è fortemente connotato dalla presenza delle serre per la produzione della Quarta Gamma; a sud il paesaggio agricolo si distingue per produzioni in prevalenza in monocoltura e per la presenza di allevamenti bufalini (dalla Banca Dati dell’Anagrafe Zootecnica emerge che, al 31/12/2022, su un patrimonio bufalino nazionale di 431.850 capi, ben 304.161 unità sono presenti in Campania e ben 111.000 in Provincia di Salerno, l’89% dei quali è concentrato nella Piana del Sele).
Nel solco della strategia del Masterplan di potenziamento delle filiere agricole e zootecniche si innesta quindi la verifica di prefattibilità tecnica per la realizzazione di un centro genetico bufalino della Piana del Sele, che rappresenterebbe la prima struttura di tal genere nell’Italia Meridionale e che potrebbe sorgere all’interno della Masseria Petruccia (immagine 2), di proprietà dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, in agro del Comune di Eboli, in prossimità del fiume Sele,
Il centro genetico bufalino costituirebbe non solo una risposta alle esigenze delle aziende bufaline (che, ad oggi, stante l’assenza di strutture diverse dall’allevamento nell’Italia Meridionale – come emerge dalla Banca Dati dell’Anagrafe Zootecnica – sono costrette a rivolgersi ai centri genetici presenti nel centro-nord del Paese), ma anche una vera e propria strategia di riattivazione orientata alla realizzazione di qualcosa di concreto per il futuro di quest’area straordinaria, e darebbe a questo territorio la spinta necessaria ad una crescita ed un progresso che farebbe bene a tutti i settori dell’economia e alle future generazioni.
Dalla verifica di prefattibilità tecnica (immagine 3), frutto sia dell’attività di tirocinio svolta presso l’Unità Operativa Veterinaria Distretto di Eboli del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Salerno, diretta dal tutor dott. Luigi Morena, che dell’analisi di centri genetici bovini (come il Centro Tori Anaborapi di Carrù (CN), grazie alle informazioni fornite dalla responsabile, dott.ssa Veronica Spalenza), emerge un’importante opera di recupero degli spazi della Masseria Petruccia (per un importo ad oggi non quantificabile, attesa l’assenza di un rilievo dell’immobile) e, laddove le strutture fossero insufficienti, compatibilmente con gli strumenti di pianificazione, la realizzazione di nuove strutture leggere atte ad ospitare i capi bufalini.
I tempi per la progettazione e realizzazione della proposta potrebbero risultare abbastanza brevi, compatibilmente con gli iter burocratici, attraverso l’utilizzo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) nonché dei fondi provenienti dalle politiche in materia di sviluppo agricolo. Per la realizzazione della proposta progettuale e lo svolgimento delle attività, si avvierà un lavoro sinergico tra tutti gli stakeholder, immaginando la costituzione di un consorzio pubblico-privato.
Con la struttura principale del centro potrebbero entrare in rete anche tutta una rete di casali satelliti, siti tra i Comuni di Eboli e Battipaglia, splendidi esempi dell’architettura rurale tipica della Piana del Sele, generando un’affascinate percorso tra le masserie e le campagne agricole, vero volano per una rinnovata qualità urbana ed ambientale.
Da qui lo spunto per la proposta di un segno di riconoscimento, una sorta di marchio-ombrello (immagine 4), che racchiuda gli elementi da cui partire per il rilancio del territorio della Piana del Sele: una melagrana (simbolo di fecondità, tenuta in mano sia dalla Madonna del Granato che, collocata nell’omonimo Santuario arroccato sul Monte Calpazio, guarda dall’alto tutta la Piana del Sele, sia dalla dea pagana Hera Argiva, in onore della quale i Greci nel VI secolo a.C edificarono il tempio i cui resti si trovano nell’area archeologica alla foce del fiume Sele) la cui cica è rappresentata dal percorso del fiume Sele e gli arilli, in questo caso, dal patrimonio rurale, ma, più in generale, da tutte quelle proposte che possano mettere in moto strategie per una nuova e più sostenibile attrattività di questo territorio.
Immagine 1 - Veduta della Piana del Sele dal Santuario della Madonna del Granato (Capaccio-Paestum)
Immagine 2 – Masseria Petruccia (Eboli)
Immagine 3 – Verifica di prefattibilità per la realizzazione del Centro Genetico Bufalino all’interno degli spazi della Masseria Petruccia
Immagine 4 – Marchio-ombrello: una melagrana, la cui cica è rappresentata dal percorso del fiume Sele e gli arilli dal patrimonio rurale che può entrare in rete con il Centro Genetico Bufalino.
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ROSANNA TERRALAVORO
Architetto, laureata con lode presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, dove, nell’ambito del Corso di Architettura dei Parchi e dei Giardini, ha redatto un progetto di architettura del paesaggio pubblicato poi nel volume “Dalle aree dismesse verso nuovi paesaggi” del Prof. Vito Cappiello, Aracne Editrice, Roma, 2006.
Ha conseguito il Master di II livello in “Organizzazione, management, e-government delle Pubbliche Amministrazioni” presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e, di recente, il Master Arìnt di II livello “Architettura e progetto per le aree interne e per i piccoli paesi” presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Ha ricoperto l’incarico di Componente del Consiglio di Disciplina Territoriale dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Salerno. Già componente esperta della Commissione Locale per il Paesaggio dei comuni di San Mango Piemonte e di Bellizzi, è attualmente membro della Commissione Locale per il Paesaggio dei comuni di Eboli, San Mauro Cilento, Sala Consilina e Piana di Monteverna.
Dal 2010 è Funzionario Elevata Qualificazione, con attribuzione di incarico di specifica responsabilità, presso il Comune di Napoli, Area Sviluppo Socio Economico e Turismo, Servizio Sportello Unico Attività Produttive.