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Civiltà Appennino

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9 marzo 2022. Più Civiltà nella Costituzione. Da Sinisgalli al futuro sostenibile 

Di Gianni Lacorazza


 

Oggi è 9 marzo e per Civiltà Appennino è sicuramente una data da non far passare inosservata perché, come avviene in queste giornate da segnare nella memoria, si combinano varie coincidenze simboliche e concrete.

Partiamo dalla simbolica. Il 9 marzo 1908 nasceva a Montemurro Leonardo Sinisgalli. L’intellettuale, il poeta-ingegnere che ha segnato gran parte del secondo dopoguerra con la sua opera tra letteratura e industria, tra arte e tecnica, collaborando con Olivetti, Luraghi, Mattei, lavorando alla pubblicità, al marketing ed alla comunicazione di Pirelli, Alfa Romeo, Finmeccanica, Eni, Alitalia e fondando nel ‘53 al ‘58 la rivista Civiltà delle Macchine che raccontò gli anni del Miracolo Italiano coniugando l’uomo all’innovazione tecnologica e culturale; unendo anima e meccanica. Un’esperienza editoriale a cui la stessa Civiltà Appennino si ispira, sotto la luce di quel nume tutelare che proprio nei luoghi di Montemurro, dove Fondazione Appennino ha sede, ha lasciato una identità forte da valorizzare.
Sinisgalli ha vissuto da protagonista una storia alla quale oggi l’umanità ha dovuto aggiungere nuovi valori; valori che 70 anni fa erano difficilmente valutati, diciamo sottovalutati.

All’epoca esplodeva l’industria con un nuovo consumo e quegli anni andavano raccontati affiancando pubblicità che stimolassero il desiderio di possesso di status symbol per una società a cui la guerra aveva fatto conoscere la mancanza di beni di prima necessità, dal cibo alla casa, dal calore alla sicurezza. E mentre cresceva il benessere, la corsa era a possedere invece l’auto, l’oggetto di design, il brand.
Un prodotto “non necessario” andava rafforzato nella percezione del suo valore, nel suo appeal e dunque i poeti, gli intellettuali, in quegli anni furono spesso al servizio della grande industria per conferire ai prodotti un valore aggiunto simbolico, una motivazione che spingesse all’acquisto.

Quei nuovi valori che viviamo oggi e che allora, durante il boom industriale, non erano prioritari, rispondono innanzitutto al concetto di sostenibilità e qui si aggiunge la seconda motivazione per la quale si affianca un motivo in più per segnare il 9 marzo sul calendario.
Un motivo più concreto perché da oggi entra in vigore nella Costituzione Italiana la riforma che inserisce lo sviluppo sostenibile nella legge fondamentale dello Stato.

Lo scorso 22 febbraio, infatti la Gazzetta ufficiale ha pubblicato il testo che modifica gli articoli 9 e 41 della Carta. Nell’articolo 9 si afferma che “La Repubblica (…) tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e che “la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Nell’articolo 41 è scritto che “L’iniziativa economica privata (…) non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente” e che “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.

Una riforma che in qualche modo, a nostro avviso unisce la Carta Fondamentale italiana a quella che ci viene da definire come la nuova Costituzione culturale del mondo contemporaneo, cioè l’Agenda 2030, coi suoi 17 goal e i 169 target, varata dall’Onu nel 2015.

E così da oggi alle Macchine vecchie e nuove, allo sviluppo tecnologico possiamo continuare ad affiancare un concetto di Civiltà molto più forte, del quale potranno beneficiare indubbiamente l’Appennino e tutte le aree interne, ma soprattutto le nuove generazioni.

Gianni Lacorazza
Condirettore Civiltà Appennino
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