Dialogando con le comunità per costruire processi condivisi di rigenerazione in Val d’Agri
di Gabriella Esposito De Vita e Stefania Oppido
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva amplificazione della discussione sui divari e le disuguaglianze territoriali. Le aree interne italiane, sempre più sotto la lente di ingrandimento, sono diventate non solo oggetto di studio da parte degli addetti ai lavori di diverse discipline, ma anche di un dibattito che permea tanto i convegni scientifici e gli eventi culturali quanto le arene politiche e televisive.
Da un lato, si moltiplicano le voci che “indagano” il fenomeno della contrapposizione tra le aree centrali – urbane e metropolitane – e le aree interne, viste sempre più come periferiche, svuotate di attività, di popolazione, di vitalità sociale, culturale ed economica; dall’altro, gruppi di attivisti, residenti, rappresentanti di comunità sapienti, provano a far sentire la propria voce “da dentro”, anche attraverso i social media, per immaginare il futuro prossimo dei territori che abitano. Un fermento fatto di piccoli ma tenaci gruppi che smentiscono l’immagine proposta di territori inattivi, soprattutto quando, nei casi più fortunati, sono sostenuti da amministratori locali non rassegnati ad un destino di progressiva scomparsa di luoghi e di comunità.
Porre i margini al centro, come proposto dal volume di Giovanni Carrosio, è un monito che sollecita tutti noi a guardare le aree interne non come luoghi di declino e di sconfitta, ma come campo di sperimentazione di modelli di sviluppo diversi da quelli consolidati per le aree urbane, in una prospettiva di riequilibrio tra centro e periferie territoriali. Significa mettere al centro il capitale umano di questi luoghi e sostenerlo in percorsi di innovazione – anche sociale – che possano far emergere e valorizzare il ruolo delle aree interne nell’ambito dell’intero sistema territoriale, soprattutto in relazione al capitale naturale del quale dispongono e dal quale dipendono le stesse aree centrali, proponendo una logica di complementarietà e riconnessione.
Pensando a questo obiettivo generale, e cercando di non cadere nel tranello di retoriche immagini sul futuro dei nostri borghi, nel corso del Workshop “Valorizzazione del patrimonio culturale e rigenerazione delle aree interne. R-InnoVA – Ricerca e Innovazione in Val d’Agri”, promosso dalle amministrazioni dei Comuni di Montemurro e Grumento Nova in collaborazione con Fondazione Appennino ETS, come ricercatori abbiamo provato a mettere al centro l’ascolto, il confronto, le domande, le aspettative, credendo anche nella capacità di “autodiagnosi” delle comunità locali sulla base della quale costruire ipotesi di rigenerazione.
Siamo stati sollecitati, ormai più di un anno fa, a configurare un’ipotesi di ecosistema dell’innovazione per il territorio della Val d’Agri, e l’incontro di questi giorni con gli attori locali ci conferma la necessità di un approccio di co-progettazione che possa supportarli nel fare sistema in una logica inter-comunale e nel mettere a sistema risorse, talenti e progettualità, anche in una prospettiva intergenerazionale. Siamo solo all’inizio di un percorso tutt’altro che lineare e determinato, una sfida complessa che ci coinvolge professionalmente ed eticamente come ricercatori delle scienze umane e sociali, impegnati per costruire con gli attori locali processi condivisi di rigenerazione che rendano i territori più innovativi e le comunità più felici!