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Civiltà Appennino

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Lavoro e aree interne. Dalla retorica dei borghi e dei giovani alla pianificazione di nuovi percorsi

 DI Augusto Ciuffetti. Una riflessione per un possibile convegno

 

Il dibattito che in questi ultimi anni ha riguardato le aree interne si è concentrato su alcuni temi come lo spopolamento, la definizione stessa di area interna, la contrapposizione tra borgo e paese, l’individuazione di identità e relative rappresentazioni. Nell’ambito delle politiche e delle strategie pensate per il rilancio e lo sviluppo delle aree interne si mette sempre al centro l’economia di questi territori, coniugata con le articolazioni politiche e sociali e con le relazioni che si possono stabilire al loro interno, oppure con altri spazi, compresi i poli metropolitani. In questa riflessione si comprende sempre il lavoro, con particolare attenzione per i giovani, destinatari di specifici interventi.

Negli ultimi anni, però, così come è stata costruita una retorica del borgo montano, è stata elaborata anche una retorica dei giovani, come soggetti principali di attente politiche per il lavoro. Si parla di borghi felici e poi ci si accorge che questi, non solo non esistono, ma è anche difficile da rilanciare; si parla di giovani, ma poi concretamente non solo non si fa nulla per loro, ma nemmeno per tutte quelle persone più anziane espulse dal mercato del lavoro o in pensione.

Ciò che serve, dunque, è l’elaborazione di un’analisi più specifica e puntuale sul tema del lavoro, perché non c’è futuro per le aree interne senza l’individuazione di attività lavorative in grado di innescare solidi processi di crescita e di coinvolgere l’intera popolazione, dai più giovani ai più anziani. È una visione complessiva quella che serve e non settoriale o di genere. Nello stesso tempo, il lavoro non può fare riferimento a schemi generali o modelli standardizzati calati dall’alto, che possono funzionare, secondo le logiche dell’economia globalizzata, in ogni luogo e in tutte le realtà. Purtroppo, ciò è accaduto sia con la Strategia Nazionale Aree Interne, sia con i primi progetti per il PNRR. È per questo motivo che la prima non ha prodotto gli esiti sperati, mentre il secondo rischia di essere un totale fallimento.

Le aree interne e in particolare gli spazi appenninici, hanno bisogno di interventi mirati e del tutto alternativi alle dinamiche dei modelli economici dominanti, basati su un concetto di sviluppo continuo e sul consumismo. Il lavoro deve essere declinato all’interno delle comunità appenniniche, tenendo conto delle loro caratteristiche, della loro cultura, del paesaggio e di un ambiente naturale da tutelare e valorizzare al tempo stesso. Tutto ciò significa tornare ad una vera, concreta e sincera pianificazione con dei programmi a lungo termine, attivando dal basso dei percorsi credibili, proposti da singoli paesi e territori mediante un solido processo di partecipazione.

Contemporaneamente, si rende indispensabile anche l’individuazione, nell’ambito del complesso e delicato dibattito sulle autonomie, di nuove realtà amministrative più omogenee in riferimento agli spazi montani, che vadano a riunire, rendendo ogni azione più forte e concreta, ciò che è stato separato dal punto di vista geografico da artificiosi confini regionali. È solo in questo modo che i paesi dell’Appennino potranno essere dotati di tutti i servizi sociali, culturali, sanitari e di tutte quelle infrastrutture di cui hanno bisogno.

Per andare in queste direzioni, con una visione dell’Appennino che sia meno teorica e distante dalla realtà effettiva, si devono cogliere quelle intime relazioni che lo hanno definito nel tempo. È necessario, cioè, fare riferimento alla sua storia. Allo stesso modo, anche per ragionare intorno al tema del lavoro, guardando al futuro delle aree interne nel loro insieme, è importante partire dalla loro storia plurisecolare e dai loro caratteri originari, così come essi si sono strutturati dal medioevo in poi. In definitiva, serve un’analisi che permetta di stabilire un collegamento, un ponte, tra i lavori del passato e quelli di un possibile futuro.


Credits. Foto copertina  di Micha da Pixabay

 

 

Augusto Ciuffetti
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