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La Capitale italiana della Cultura 2024 sarà la capitale dei margini?

Capitale italiana della cultura 2024. Aliano simbolo di uno sguardo che si inverte?

di Nunzio Festa


 

I passi si fanno ritrovo di sguardi e parole. Le oramai solite Apuane sorelle delle Piccole Dolomiti Lucane, il messaggio distante del Tirrenno agganciato dal fiume Magra fratello ad Agri e Sinni; prima della voce dello scrittore originario di queste terre amate da Shelley prima e da Pasolini e tanti altri poi, Roberto Pazzi, corposo di terra al pari del lucano Alfonso Guida: “Una volta, io lo so, / qui c’è stata la gioia, / l’aria ne trema ancora. // Ancora non si è spento lo stupore / della valle / a vedersela un giorno andar via”. (Da “Un giorno senza sera”, La Nave di Teseo, Milano, 2020).

Tutti questi sentimenti di vita e resistenza, di connessione e simbiosi, insieme a un altro piccolo esempio di possibile riscatto più avanti presentato, fanno pensare a un’azione indispensabile da mettere nei raggi verso il futuro.

Guardare alla scelta della Capitale Italiana per la Cultura per il 2024, alla stregua di quel che è in parte accaduto per Matera, come la volontà di praticare una scelta che persegua nuovamente l’obiettivo d’esser trampolino per la modernità, ma una modernità ancorata alle radici di luoghi e persone. Servirebbe dunque nuovamente scegliere una “capitale” che sia ‘capitale del margine’, che insegni ancora come si deve effettuare un giro davvero compiuto allo sguardo. E anteporre l’importanza delle periferie a quelle del centro. Per spingere, per esempio, ad abitare i vuoti. A riabilitare i territori dell’abbandono.

Perché? Perché questo esempio di marginalità salvifica può finalmente spiegare all’interno ex Belpaese come i margini siano importanti al pari del resto delle geografie urbane e non, italiche e non.

Come anche i limiti basilischi potrebbero ragionare d’uno studio di catalogazione e valorizzazione d’oltre, per il momento, 3000 maestà. “Piccoli manufatti in marmo bianco delle Alpi Apuane a soggetto sacro, diventante parte integranti di fontane, ponti, sentieri muretti a secco e, appunto, borghi antichi”, è spiegato dal volume “I maestri delle maestà. Protagonisti e comprimari”, edito in questi giorni presso Gd di Sarzana grazie al Cai (Club Alpino Italiano) e il gruppo di volontarie e volontarie guidati e coordinati dallo storico dell’arte Piero Donati, il maggior conoscitore al mondo delle maestà.

Aliano Capitale può essere, dunque, anzi deve diventare, prima che sia definitivamente troppo tardi, innanzitutto un fuoco accesso da Alianello Vecchio. Premesso che la somiglianza gigante fra due mondi apparentemente distanti, innanzitutto, non può che dirci come esistono obblighi uguali per bellezze spesso simili.

Il paese d’Alianello non è più, oramai da qualche anno, solamente il luogo della ‘scordanza’, il terreno del dimenticare in quanto il terremoto spinse fuori da vite vissute le loro anime popolari; ché, grazie intanto alla tenacia, grinta e, soprattutto, impegno costante e attenzione di Rocchina Lepore, sono nati già due diversi spazi d’azione. Lepore infatti ha prima inventato il ‘luogo’ di Facebook “Salviamo Alianello” e poi l’associazione, attualmente diretta dall’insegnante Raffaelle Fanelli, “Andiamo Avanti”. Con tanto di gruppo di professionisti che gravita intorno a queste due trovate di ripartenza. Esperienze correnti che per esempio arriveranno a proporre un convegno dedicato proprio al terremoto dell’Ottanta che si ricorda in queste ore di quell’ingombrante 23 novembre 1980. Mentre in queste settimane si lavora all’obiettivo non facile da raggiungere del censimento delle case da recuperare.

Il Comitato di Bocca di Magra, un poco alla stregua del sodalizio basilisco di sopra, è composto da locali, foresti e villeggianti che hanno a cuore le bellezze paesistiche e ambientali di questa frazione d’Ameglia, piccola terra abbottonata a Lerici, custodita dalla pancia di Montemarcello e geograficamente inchiostrata fra Liguria e Lunigiana pura. Non per niente, qui negli anni Sessanta inizia l’iniziazione vera d’una storia lunga oltre sessantacinque anni: Italia Nostra. Insomma qui a Bocca di Magra personalità del calibro di Giulio Einaudi e Nicola Chiaromonte costruirono il soggetto “Amici di Bocca di Magra”, per fare soltanto un esempio simbolico. Qui comunque i tanti punti paesaggistici e urbani sono abitati. Epperò di certo con uguale intensità ma soprattutto amore per i luoghi come ad Alianello, donne e uomini si sono messe a organizzare appuntamenti, proporre idee, contestare cattive ipotesi d’evoluzione del posto.

Come se il respiro di Bocca di Magra aiutasse il ritorno all’esistenza d’Alianello Vecchio.

 

 

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