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Civiltà Appennino

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Le case dei paesi

di Angelo Parisi


 

il filo sottile che regge tutto

 

L’arcipelago dei paesi lucani. Astri incastonati tra le rocce e il verde. Sono lo scrigno dei ricordi di qualcuno. Sempre. Ma la memoria non deve cedere il passo a un abbandono nostalgico al ricordo. Perseverare nella loro tutela e preservarne la sopravvivenza è un dovere morale. Per evitare di sperperare l’eredità della nostra storia per incuria e superficialità. Non basta l’attenzione rivolta al piano estetico. Né il compiacimento emotivo. Il rischio sarebbe quello di trovarsi davanti una suggestiva scenografia. Indolente e morta come i cartonati dei vecchi film western. I paesi sono centri vitali. Pulsanti. E devono continuare ad esserlo. Non si può prescindere, quindi, da un piano di recupero attivo di questi luoghi. Non più isole, ma punti nevralgici di un insieme complesso. La visione deve essere di ampio raggio. Il fine ultimo il raggiungimento di un equilibrio, il filo sottile che regge tutto. Città e paesi versano in una situazione potenzialmente critica. Sotto gli occhi di tutti, ma al contempo invisibile a molti. Uno sbilanciamento di pieni e vuoti che, in futuro, potrebbe avere significative ripercussioni sulla qualità della vita. Se questo afflusso di persone ed energie, dai paesi verso i grandi centri, continuerà in modo unidirezionale, avremo, tra qualche anno, poche città congestionate e invivibili e paesi destinati a scomparire. La posta in gioca è alta. L’impegno profuso in questa direzione è figlio della necessità lungimirante e ha profonde implicazioni, sociali, economiche e storiche.

Chiudo con i versi che aprono la mia ultima raccolta, Giardino caotico. Perché l’obiettivo sia trasformare le suggestioni in linfa vitale per le azioni e non lasciare che restino un’eco persa di parole lontane.

 

Le case dei paesi

Le case un po’ scucite dei paesi

con i comignoli che spifferano

ciarle di fumo

nell’aria fissa

del pomeriggio

I cani viandanti nei vicoli

costumati di calma da galera

Accartocciati sulle scale

come pirati sbronzi

nel ventre delle piazze

Su di loro un livido

sole da sudario

 


Riceviamo e pubblichiamo da Angelo Parisi

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