
Facebook e il giornalismo d’Appennino
Tra gennaio e marzo 2020, nelle prime settimane dell’epidemia di coronavirus, la stampa italiana e internazionale – quella, sia chiaro, che nulla ha a che fare con click-baiting e fake news – ha cercato di offrire uno sguardo globale sulla pandemia, descrivendola come macro-fenomeno. Ben presto, però, si è dovuta accorgere che questo aspetto non era soddisfacente per il lettore/spettatore: quest’ultimo, in periodo di zone rosse, avvertiva la chiara esigenza di voler conoscere ciò che stava succedendo nelle sue immediate vicinanze. Aveva bisogno, insomma, che qualcuno osservasse per lui quello che normalmente era abituato a guardare con i propri occhi.
Nella comunità appenninica, ma più in generale nelle aree rurali, questa necessità è stata ancora più avvertita. Il forte senso di comunità che caratterizza da sempre la dorsale, infatti, ha contribuito a reclamare attenzione: quanti abitanti del mio comune sono risultati positivi oggi? Che risposta sta dando il mio territorio alla paralisi delle attività produttive, del turismo, della cultura?
D’altronde, un decennio di social network ci ha insegnato che, mentre in passato era l’informazione ad arrivare all’individuo e alla singola comunità, adesso sono l’individuo e la singola comunità che cercano di imporsi sull’informazione. Facebook lo ha capito bene e ha finanziato – tra prima e seconda ondata – 162 siti di news e blog di freelance in Europa attraverso aiuti a fondo perduto tra i 5mila e i 50mila euro per progetto. In Italia, sono stati 15 i beneficiari dei finanziamenti: portali di news iperlocali, freelance che hanno sviluppato progetti verticali, esperienze di slow journalism. Non solo: con una recente modifica di algoritmo, il sito locale che riporta una notizia e che la condivide su Facebook (meglio se con un video da più di 3 minuti a supporto) ha la possibilità di raggiungere una copertura di traffico potenzialmente maggiore rispetto alla stessa notizia battuta da media nazionali. In una recente conferenza a New Orleans, del resto, Facebook ha presentato i suoi tre indicatori che favoriranno la connessione al social media da parte dei siti di news locali (Today In, Local Breaking News Indicator, Local Alerts). Proprio in questa occasione, Jimmy O’Keefe – uno dei product marketing manager di Facebook – ha dichiarato: “Le persone devono trovare immediatamente informazioni sulla propria comunità di appartenenza. Dobbiamo aiutare quelle persone a eliminare il rumore di fondo e raggiungere informazioni fondamentali anche in situazioni di potenziale pericolo”.
Ora, possiamo senz’altro criticare Facebook per la sua governance, per la gestione dei nostri dati personali e per i fenomeni che coltiva inconsapevolmente e che poi hanno una traduzione diretta nella realtà (evoco, solo per un attimo, i fatti di Capitol Hill). Ma non possiamo non riconoscergli l’intuito predittivo su quale sia il futuro dell’informazione:
se anche l’emblema delle multinazionali della Silicon Valley ha pensato di investire sul giornalismo di prossimità (di cui quello appenninico fa parte), allora è arrivato il momento di lavorarci seriamente.
E si ritorna, quindi, allo schema di finanziamento del Facebook Journalism Project che abbiamo citato in precedenza. Tra le aziende italiane che hanno ottenuto un supporto economico c’è anche Slow-News, diretta da Alberto Puliafito. Nel manifesto della piattaforma viene sottolineato come valore positivo il rifuggire dall’istantismo e il perseguire le dinamiche di lungo periodo. Uno dei pezzi più affascinanti – e che è rientrato nello schema che ha permesso a Slow-News di vincere il bando di Facebook – è il reportage in quattro puntate Campotosto. Dal terremoto alla pandemia: un racconto per immagini del paese dell’Aquilano che ha visto innestarsi, sulla persistente emergenza del terremoto, quella nuova della pandemia. È chiaramente un racconto d’Appennino, complesso, articolato e profondo, ma che è arrivato dritto al cuore della multinazionale dei social media.
Locale, lento (perché approfondito e riflessivo), verticale. Sono le caratteristiche del giornalismo di qualità del futuro. Il territorio appenninico, che si offre benissimo a questo tipo di sperimentazione, ha la possibilità di aprire una pagina di riflessione importante.
credits foto: Vipera, Dominio pubblico Dominio, via Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Campotosto.jpg
